Delitto Martinelli
Tutta Lucca è avvolta nella nebbia la sera del 25 gennaio 1983, a 7 km dal centro, a poca distanza dal Castello di Nozzano, precisamente all'incrocio tra Nozzano San Pietro e Balabano vi è una fermata della circolare. L'autobus numero 5 arriva in zona alle ore 19.25-19.30, scende la signora Fosca Vellutini 50 anni, la stessa mattina ha ordinato dal macellaio di zona della trippa per il marito ed è tornata soltanto a quest'ora, pochi minuti prima della chiusura delle attività.Non ha fatto in tempo a prendere la corriera precedente, avvolta dalla nebbia umida raggiunge l'unico negozio di macelleria a Nozzano, di proprietà di Aldo Martinelli.
In fotografia Aldo Martinelli
La signora Fosca Vellutini
“Sono scesa dalla circolare e sono entrata subito nel negozio per acquistare la trippa ordinata al mattino. Da fuori non si vedeva quasi niente, c'era un nebbione, i vetri erano appannati. Carlo era disteso a terra in una lago di sangue, sono fuggita attraversando la strada di corsa. Sono andata da Boggioni e ho cominciato a urlare che c'era un morto. Nel negozio ho sentito rumori strani, scappando ho urtato contro la porta e mi sono contusa il braccio.”
Romolo Boggioni è titolare di un'officina meccanica che è ubicata vicino alla macelleria di Aldo Martinelli, conosce bene Aldo, sono amici da molti anni.
Testimonianza del signor Romolo Boggioni
Il signor Romolo Boggioni
“Stavo lavorando, c'erano anche un paio di clienti, quando è entrata la Vellutini, che ha urlato 'Carlo è ferito, sta male!' Sono entrato in macelleria e ho sollevato il povero Carlo tenendogli la testa fra le braccia. Respirava a fatica, non riusciva a parlare, ho provato a chiamarlo più volte ma non rispondeva. Era ancora vivo e alla polizia abbiamo chiesto di mandare un'ambulanza.
Aldo era un ragazzo che si era fatto da solo una posizione, lavorando sodo, senza grilli per il capo.”
A prima vista i medici dell'ambulanza e le persone che soccorrono il Sig. Martinelli pensano che sia stato colpito da un malore e nella caduta abbia perso del sangue. Il Sig. Boggioni per evitare che i famigliari vedessero il sangue del parente decide di pulire la sala del negozio per renderlo più presentabile.
I medici che hanno soccorso Aldo Martinelli diagnosticano la sua morte come arresto cardiocircolatorio, rilevano una ferita da punta alla regione sternale sinistra e una ferita lacero contusa al labbro.
Un'ora dopo che sono iniziate le indagini dei Carabinieri all'interno del negozio, per chiarire l'evento accaduto, viene rilevato dietro la porta d'ingresso un bossolo di pistola calibro 6,35. Altri dettagli dei rilievi verranno studiati successivamente, ma da questo momento all'ipotesi del malore viene affiancata la possibilità che si tratti di un omicidio.
Sopra la macelleria abita, in un appartamento, la famiglia Marlia che in quel momento è riunita a guardare la televisione.
Testimonianza della signora Faida Marlia
“Rumori sospetti non ne ho sentiti. Nessun colpo di pistola. Pochi minuti dopo le ore 19.00 mi sono affacciata alla finestra e in mezzo alla nebbia ho scorto un auto rossa con tetto bianco e una bicicletta appoggiata al muro.”
La Vittima
Aldo Martinelli di anni 40 è residente a Farneta coniugato con Laura Landucci operaia alla Manifattura Tabacchi e padre di due figli, Moreno 16 anni e Simona 13 anni.
Titolare della “Macelleria Nozzano San Pietro” ubicata al bivio tra Nozzano San Pietro e Balbano, in una zona leggermente più isolata rispetto alla piazza del paese a Nozzano Castello. Martinelli apre la sua attività 15 anni prima e ottiene un discreto successo, la macelleria rende dal punto di vista remunerativo e incassa bene, ha clienti della zona e si servono da lui anche dai paesi limitrofi, come Filettole per esempio.
Non ha debiti, fa una vita irreprensibile e non risulta avere relazioni extraconiugali, la moglie infatti assicura che la sera, il Martinelli, è sempre a casa, anche nei fine settimana è solito fare soltanto alcune passeggiate con tutta la famiglia. Poco tempo prima del suo omicidio ha acquistato un appartamento a S. Anna, un appezzamento di terreno e cambiato la propria automobile.
Da un punto di vista economico non se la passa affatto male. In se per se gli acquisti comunque possono far pensare alla presenza di un'amante, tuttavia nessun dato in nostro possesso ne ha specificatamente indicato l'esistenza.
Il luogo del delitto
La Macelleria Nozzano san Pietro, in evidenza il balcone di Faida Marlia
La “Macelleria Nozzano San Pietro” si trova all'incrocio tra Nozzano San Pietro e Balbano a 200m dalla piazza centrale di Nozzano Castello, a 500m dalla Caserma dei Carabinieri e a 20m da una bottega che vende biciclette. Sopra l'attività commerciale, in un appartamento abita la famiglia Marlia. La parte espositiva del negozio è grande 4x4m, alla sinistra dell'ingresso c'è una scrivania per pagare. Dietro il banco c'è la cella frigorifera che separa l'area pubblica da quella ad uso esclusivo dei dipendenti, prima del retrobottega si trova un disimpegno.
Campo lungo della macelleria Nozzano san Pietro
La scena del crimine
La scena del crimine risulta contaminata dalla pulizia che l'amico del Martinelli, Romolo Boggioni ha svolto per evitare di impressionare la famiglia con il sangue del loro parente. In questo modo ha però compromesso le indagini di P.G. che sarebbero potute arrivare a determinazioni importanti sul presunto assassino. Il corpo del Martinelli, ancora in vita è rinvenuto tra il banco e la cella frigorifera, disteso in un lago di sangue, in tasca ha un portafoglio con 800.000 Lire e nella cassa vi sono dei contanti per un valore di 500.000 Lire. Sulla scrivania, dove si trova la cassa è rinvenuta una borsa trasparente in plastica con dentro una cassettina con lo schedario dei clienti del negozio compilato con indirizzi e fatture. Dietro la porta d'ingresso è repertato un bossolo di pistola calibro 6.35.
L'arma del delitto
L'arma del delitto è una pistola 6.35 di piccole dimensioni, automatica (visto che espelle il bossolo), un calibro molto piccolo che difficilmente arreca grossi danni, molto raramente causa la morte. Viene considerata più un'arma da minaccia che da aggressione, data la sua modesta grandezza viene utilizzata spesso dal sesso femminile, portata ad esempio nell'interno di una borsetta. Risulta essere anche maneggevole, poco pesante e ingombrante adatta ad essere occultata in una giacca o giaccone. Vengono fatte delle indagini su tutti i possessori che hanno denunciato l'acquisto di questo genere d'arma nella zona e risulta che 10 di loro ne hanno denunciato il furto.
Perizia medico legale
Da perizia medico legale eseguita il 27 gennaio 1983 risulta che il Martinelli è stato colpito da un singolo e piccolo proiettile di calibro 6.35 che è passato tra due costole, con foro d'ingresso all'altezza dello sterno a sinistra sparato a bruciapelo (una distanza minore di 40 cm, ma questo dato di fonte giornalistica è da prendere con la dovuta cautela). Dopo essere passato tra due costole il proiettile recide l'aorta e penetra nel polmone sinistro arrestando la sua corsa (fotografia in sede autoptica). Il calibro è così modesto che se avesse incontrato le ossa delle costole avrebbe cambiato traiettoria e con tutta probabilità il Martinelli non sarebbe deceduto, lacerando l'aorta ha invece causato una grave emorragia interna che lo ha portato alla morte per dissanguamento. Non si conosce il tipo di proiettile utilizzato, ma tramite la visione di fotografie scattate in sede autoptica (materiale riservato e non disponibile per la divulgazione) si conosce a gradi linee l'angolo di tramite del proiettile, quasi perpendicolare ma con lieve angolo dall'alto verso il basso. Tramite questi dati si può supporre che l'assassino fosse di fronte alla vittima, quindi che il Martinelli l'avesse visto il suo volto. Il cadavere presenta inoltre una ferita lacero contusa al labbro, purtroppo non possiamo determinare niente di sicuro da ciò poiché il Martinelli potrebbe averla subita durante la caduta a seguito del colpo di pistola sparato. Alternativamente potrebbe significare una colluttazione con l'aggressore che si è difeso inizialmente con il calcio della pistola, colpendo il Martinelli al labbro, questi magari allungando le braccia al di la del bancone afferrandolo ha continuato a opporre resistenza e l'aggressore gli ha sparato a bruciapelo.
L'orario dell'aggressione e le ultime ore di vita
Le ore prima della morte di Aldo Martinelli possono esserci utili per arrivare a qualche conclusione in più, proprio per questo è bene ricostruirle e verificare adeguatamente l'orario in cui avviene l'evento criminale. La mattina il Martinelli uccide un maiale e per tutto il giorno si dedica all'attività al banco e nel fare gli insaccati, a dargli una mano è il padre che se ne va dal negozio alle ore 18.00 quando all'interno del locale sono presenti ancora due clienti amici del macellaio. Non si sa con precisione a che ora questi se ne vanno dal negozio, ma sappiamo che alle ore 19.10, una donna proprietaria di un'autovettura Mini color ocra dal tettino amaranto, parcheggia di fronte alla macelleria ed entra nel locale accompagnata dalla figlia. La macchina in uso della signora è la stessa che viene vista dalla Sig.ra Faida Marlia, residente nell'appartamento sopra, quando si affaccia alla finestra dopo le ore 19.00. A detta della signora e della figlia rimangono all'interno del negozio per 5 minuti il tempo di fare i proprio acquisti e poi se ne vanno, sono all'incirca le ore 19.15, alle ore 19.30 il Sig, Martinelli viene rinvenuto disteso tra il banco e la cella frigorifera dalla Sig.ra Fosca Vellutini. L'aggressione avviene quindi nel quarto d'ora che separa l'uscita della proprietaria della macchina dall'arrivo della Vellutini, precisamente in un orario tra le 19.15 e le 19.30, quindici minuti di vuoto che non hanno permesso a nessun altro di essere presente nel mentre l'evento si sta compiendo. Noi sappiamo però dall'orario che il negozio è in via di chiusura, visto che solitamente le attività commerciali in inverno tendono a chiudere intorno alle 19.30, un negoziante preciso solitamente svolge delle pulizie prima di abbassare la saracinesca, con molta probabilità il Sig. Martinelli si trova nel retrobottega a pulire il sangue del maiale scannato la mattina prima e a svolgere tutte le attività di chiusura. Proprio in quel momento l'assassino deve aver varcato la porta del locale. A darci questa spiegazione è l'elemento centrale della vicenda che come al solito ci fornirà l'esatto movente del delitto.
L'elemento centrale
L'elemento centrale è quello che trovandosi all'interno della scena del crimine e coadiuvato ad altri elementi fornisce delle determinazioni importanti a comprendere la dinamica dei fatti accaduti e in molti casi aiuta a conoscere il vero motivo che muove la mano dell'assassino.
In questo caso l'elemento che stona sulla scena del crimine è il sacco in plastica trasparente poggiato sulla scrivania al cui interno si trova lo schedario con i clienti della macelleria e i loro indirizzi. Si tratta di un oggetto che non appartiene alla vittima e non è riconosciuto dai suoi familiari come facente parte dell'attrezzatura del locale. Da dichiarazioni testimoniali fornite dal padre del Martinelli e riscontrate anche in quelle della moglie, lo schedario è tenuto all'interno della scrivania accanto ad un'altra cassettina in cui si trova il contante, che poi è stato rinvenuto sul luogo del delitto. Di conseguenza il salto logico è semplice, la busta in plastica non può che essere appartenuta all'assassino. Il fatto che all'interno del sacchetto trasparente fosse contenuta la cassettina dello schedario è determinante per comprendere le intenzioni iniziali di chi è entrato all'interno del locale. L'assassino, per prima cosa si è diretto verso la scrivania della cassa e ha preso lo schedario inserendolo all'interno del sacchetto che si è portato a presso.
Chiaramente il suo reale obiettivo non può essere questo, poiché non vi è alcun interesse nel furto di uno schedario, al contrario accanto si trova anche la cassa con il denaro. Il fatto che il denaro sia stato trovato sul luogo del delitto non deve distrarci dal movente che semplicemente è determinato dalle prime azioni compiute da colui che è entrato nel locale rivolgendosi in direzione della scrivania in cui c'è anche l'incasso della giornata. Questo dato importante ci rivela le vere intenzioni dell'assassino, che sono quelle di appropriarsi del denaro, di conseguenza, in questo delitto, è ravvisabile un movente di tipo economico. Il fatto che sacchetto, cassettina con schedario e incasso della giornata si trovino ancora sulla scena del crimine è strettamente legato alla dinamica degli eventi. Se l'assassino è riuscito a prelevare lo schedario indisturbato è chiaro che il Martinelli non si trova nella zona pubblica del locale, dato che misura soltanto 4x4m e la cosa non sarebbe potuta passare inosservata a chi si trova dall'altra parte del banco e di fronte alla scrivania. Ecco quindi che l'ipotesi più logica ci fa supporre che il macellaio non fosse nell'ingresso del locale quando il suo assassino è entrato, ma che si trovasse nel retrobottega intento nelle mansioni di chiusura dell'attività commerciale. Quindi a noi si prospetta uno scenario del genere, il personaggio entrato nel locale si assicura che al suo interno non vi siano clienti e che il macellaio sia nel retrobottega, in questo modo può dirigersi verso la scrivania per derubarla dell'incasso. Il Martinelli probabilmente, avvertito da alcuni rumori provenienti dall'area pubblica si è diretto verso il banco e in questo modo ha colto il ladro in flagranza di reato nel mentre alla scrivania aveva già prelevato la cassettina dello schedario, ma non era ancora riuscito a mettere mano sui soldi della cassa. Il ladro sorpreso dall'arrivo del macellaio a quel punto ha estratto la pistola e si è avvicinato al banco per farsi consegnare l'incasso della giornata e magari anche il portafoglio della vittima, abbandonando il sacchetto in plastica trasparente sulla scrivania. Da adesso occorre fare molta attenzione, poiché se fino ad adesso abbiamo basato la nostra ipotesi sui fatti, applicando la logica, arrivati a questo punto la nostra ipotesi deve basarsi sulle risultanze medico legali per arrivare alla determinazione più semplice che solitamente ha maggior possibilità di essere quella vera.
L'ipotesi più verosimile e la ricostruzione
Nella ricostruzione di un evento non è possibile determinare tutte le infinite ipotesi che possono averlo generato. Con l'applicazione del metodo scientifico e utilizzando il così detto “Rasoio di Occam” si cerca di raggiungere l'ipotesi più verosimile ed attinente alla realtà in modo che questa combaci con tutti i dati in nostro possesso. Le risultanze medico legali ci indicano che il macellaio è stato raggiunto da breve distanza da un colpo d'arma da fuoco che gli ha reciso l'aorta lasciandolo agonizzante dietro il bancone in una pozza di sangue. Nel momento in cui il Martinelli è giunto nella parte espositiva del locale, lo sparatore ha percorso quei pochi metri che lo separano dal bancone, estraendo la pistola e minacciando il negoziante. Ci possiamo facilmente immaginare il ladro che intima al Martinelli di consegnargli l'incasso della giornata e magari anche il portafoglio. Altro dato interessante della perizia autoptica è la presenza di una ferita lacero contusa al labbro riscontrata sul cadavere del macellaio. La spiegazione più semplice, vista la distanza a bruciapelo dalla quale è stato esploso il colpo d'arma da fuoco, è che il Martinelli abbia tentato una reazione o si sia comunque rifiutato di cedere il denaro dell'incasso subendo un ferita al volto da parte dell'aggressore con il calcio della pistola. La quantità notevole di denaro all'interno del locale giustifica in qualche modo questa ipotesi. La breve distanza tra i due dovuta alla modica larghezza della stanza fanno pensare che nell'avvicinarsi al Martinelli, il ladro sia stato afferrato e questi per liberarsi lo abbia colpito al volto con il calcio della pistola, provocandogli la contusione al labbro presente nel referto autoptico. Ne può essere nata una colluttazione, con il Martinelli al di la del banco che continuava a strattonare il ladro nonostante il colpo subito, a questo punto volontariamente o meno questi ha sparato con la sua calibro 6,35 all'indirizzo del macellaio, un unico colpo a distanza ravvicinata, proprio a bruciapelo come ci dicono le informazioni in nostro possesso. Nel mentre il commerciante si accascia ferito a morte l'assassino spaventato non ha neanche la lucidità di prendere il sacchetto con lo schedario, tanto meno di cercare l'incasso, ma si da alla fuga uscendo dall'ingresso principale e facendo perdere le sue tracce nella nebbia.
Spunti investigativi
Adesso sappiamo inoltre che la signora Faida Marlia nell'osservare la strada dalla propria finestra ha intravisto una macchina e anche una bicicletta appoggiata ad un muro, in un orario intorno alle 19.10. Con tutta probabilità il ladro, poi divenuto assassino, è entrato nel locale quando non c'era nessuno al suo interno, quindi deve aver osservato l'ultimo cliente uscire ed essere stato sicuro di rimanere solo con l'incasso per derubare la cassa senza che nessuno se ne accorgesse. E' quindi probabile che alle 19.10 fosse appostato fuori in attesa che l'ultimo cliente uscisse dalla macelleria, ci sono quindi forti sospetti sul fatto che la bicicletta appartenesse all'assassino e che con questa si sia dato alla fuga, dato che non sono stati visti altri mezzi nella zona. Se ciò fosse vero vorrebbe dire che tra il locale appartenente al Martinelli e la base sicura che aveva il ladro per controllare o nascondere la refurtiva, non vi deve essere una distanza troppo grande, con molta probabilità quindi si tratta di una persona che abita e vive nei paraggi o almeno in un paese limitrofo. Stessa cosa si può dire se fosse fuggito a piedi, mentre così non sarebbe se avesse usato un'autovettura, tuttavia questa eventualità sembrerebbe scartata dal fatto che non ne fu vista una nell'immediata vicinanza alla macelleria. Chi ha scelto il locale come obbiettivo del furto dove sapere che ha buoni incassi e che il colpo avrebbe fruttato dei soldi facili, di conseguenza con molta probabilità doveva essere della zona, di paesi limitrofi o comunque frequentatore di Nozzano.