L'investigazione
Esiste il luogo comune che vede tutti gli italiani essere degli allenatori di calcio durante le partite della nazionale, esiste anche il luogo comune che vede gli italiani essere sempre di più investigatori improvvisati, complici serie tv e programmi relativi a casi in corso.
La realtà dei fatti è che soprattutto per un lavoro delicato come questo, c'è bisogno di molta professionalità nata da esperienza nel campo. Molte volte mi è capitato che amici o parenti volessero sentire la mia opinione su dei casi che hanno rilevanza nazionale, per capire se anche io, che svolgo la da anni la professione di investigatore, ero d'accordo o meno sulle loro conclusioni.
Ogni indagine è un caso a se e per capire bene il modo di affrontare questa professione occorre farlo prendendo a piene mani da persone che hanno dedicato la loro vita nel campo delle investigazioni.
Antonio Manganelli e Franco Gabrielli nel loro libro “Investigare – Manuale pratico delle tecniche d’indagine”, definiscono la parola “investigazione” come “La ricerca meticolosa di elementi utili all’accertamento della verità”.
Si tratta quindi di un percorso che ha lo scopo di raggiungere una verità storica, trovare dei riscontri su dei sospettati o verificare l’infondatezza di alcune ipotesi.
L’investigatore che si approccia ad affrontare un caso dovrebbe farlo sempre con la massima umiltà, senza giungere fin da subito a conclusioni affrettate, raccogliendo attentamente ogni dato, con la consapevolezza che al momento non si è in grado di separare ciò che in futuro sarà importante da cosa sarà superfluo.
L’investigatore dubita ed è il dubbio ad essere il vero motore della sua ricerca.
Le armi vincenti ed indispensabili dell’investigatore sono l'analisi scrupolosa delle informazioni acquisite e la capacità di sviluppare, ogni volta, un processo logico e razionale sottoponendolo a rigorosi controlli.
Ogni processo logico, infatti, può considerarsi corretto se verificabile e quindi modificabile, perché solo attraverso un percorso di progressiva autocorrezione l'investigatore può gradualmente avvicinarsi alla verità.
L’istinto o fiuto dell’investigatore è un’arma che diventa utile nel momento in cui si ha una notevole esperienza nel lavoro e non dovrebbe essere confuso con uno dei più grandi errori che si possono commettere nello svolgimento della ricerca, ovvero il pregiudizio.
Ognuno di noi è consapevole di subire l’influenza del pregiudizio, il cui uso si verifica nella maggior parte dei casi in modo non intenzionale. Il pregiudizio può minare le fondamenta delle indagini, indirizzarle verso vie sbagliate con il grosso errore di non saper distinguere ciò che è importante da ciò che invece andrebbe tralasciato.
Anche l'intuizione investigativa, ovvero la capacità immediata di una realtà, dote ritenuta molto spesso irrinunciabile, presenta molti margini di insidia, soprattutto se non è supportata da un adeguato processo logico.
Alla verità si può giungere, non tanto grazie agli istinti o alle intuizioni, ma grazie all'umiltà, all'equilibrio e alla capacità di raccolta, di elaborazione e severa analisi dei dati.
Il processo logico severo e rigoroso deve essere la base sulla quale verificare le proprie intuizioni investigative, senza abbandonarsi a loro se prive di fondamento e riscontri oggettivi maturati attraverso l’analisi obiettiva dei dati che abbiamo.
Secondo la logica razionale, le metodologie classiche del ragionamento sono di tipo induttivo e deduttivo:
L'induzione, partendo dall'esperienza, evidenzia ciò che è vero per alcuni casi e lo estende statisticamente ad ogni caso.
Esempio formulato da Charles Sanders Peirce:
1-Questi fagioli provengono da questo sacco;
2- Questi fagioli sono bianchi;
3- Tutti i fagioli che provengono da questo sacco sono bianchi (fino a prova contraria);
Il processo induttivo aumenterà il proprio valore di verità mano a mano che si avranno conferme da ulteriori esperienze.
La deduzione, è il procedimento contrario, si parte da una premessa già di per se “totale” e se ne ricava le conclusioni (sillogismo).
Esempio:
1- Tutti i fagioli che provengono da questo sacco sono bianchi;
2- Questi fagioli provengono da questo sacco;
3- Questi fagioli sono bianchi;
E' chiaro che il metodo deduttivo funzionerebbe nel campo dell'investigazione, solo se chi svolge l'indagine avesse nella premessa una totalità dispiegata di casi, ma ciò nella realtà non accade mai e dovrà intervenire allora il ragionamento induttivo.
E' come un circolo vizioso: ho bisogno dell'induzione per fondare la deduzione e ho bisogno della deduzione per rendere rigorosa l'induzione.
Sta quindi all'intelligenza umana stabilire cosa è plausibile, cosa è ragionevole e cosa è probabile e potrà farlo tramite un ragionamento che Peirce definisce Abduttivo.
L'abduzione è la capacità di avanzare ipotesi plausibili e presuppone uno stato di cose antecedente non osservabile, che spiega uno stato di cose osservabili.
Esempio:
1- Tutti i fagioli di questo sacco sono bianchi (regola);
2- Questi fagioli sono bianchi (risultato)
3- Questi fagioli sono di questo sacco (caso) e ciò posso affermarlo anche se non ho direttamente osservato che venivano effettivamente tratti dal sacco.
Calando questi tipi di ragionamenti cognitivi nell'attività investigativa, possiamo dire:
La deduzione è certamente la più sicura, ma non aggiunge nulla di creativo e niente a ciò che già sapevamo e l'investigatore deve giungere a elementi certi aiutandosi con la fantasia e la creatività.
L'induzione, che parte dalla validità di A e B per giungere alla conclusione C, comporta un pericoloso salto logico, perché non si avrà mai l'assoluta certezza che C sia vero.
Il ragionamento è utile per creare delle ipotesi, che andranno controllate e verificate, le conclusioni per tanto non saranno definitive, ma apriranno la strada a nuove ricerche e a nuove conclusioni, secondo il modello di approssimazione progressiva alla verità che caratterizza la ricerca investigativa.