Delitto Elena e Fernanda Moriconi
Delitto Elena e Fernanda Morriconi
E’ il 30 dicembre del 1990 e a Metato, un paesino di 74 anime nel comune di Camaiore si verifica un delitto di una ferocia inaudita, ad opera di sconosciuti, ancora oggi non se ne conoscono i responsabili e il caso e finito in archivio assieme a molti altri omicidi perpetrati in Versilia.
Le vittime, Elena e Fernanda Moriconi
L'unica foto in nostro possesso che ritrae una sorella Moriconi non si sa quale
Le sorelle Moriconi, Elena 77 anni e Fernanda 79 abitavano nel paese di Metato (abitanti 74 persone), una frazione del comune di Camaiore, adagiato alle pendici del monte Prana, con una splendida vista che nei giorni limpidi si estende fino al mare ed è possibile intravedere le sagome dell’isola di Capraia e della Gorgona.
L’abitazione in cui risiedevano era situata nella zona più alta del paese ed era raggiungibile solamente da un’angusta stradina che si inerpicava tra le case. Le Moriconi erano proprietarie anche di un’altra abitazione in paese e di alcuni appezzamenti di terreno. Le due donne erano pensionate e nubilli, dalla corporatura esile, avevano sempre abitato assieme e le persone del luogo le descrivono come molto riservate.
Fernanda era la più debole delle sorelle, fisicamente e psicologicamente. Introversa e taciturna, schiva anche con i parenti più stretti, preferiva starsene rintanata in casa mentre Elisa pensava a tutto. Era Elisa a gestire il denaro delle due donne.
La casa delle Moriconi era già stata oggetto di 3 furti, uno risalente a due anni prima e gli altri due più recenti, nel maggio e nel luglio precedenti al delitto.
Il 16 maggio furono rubati 6 milioni in contanti, Elisa dirà che sono stati due uomini.
Nel luglio il furto fruttò poco meno di 3 milioni.
Luogo delitto
L’abitazione delle sorelle Moriconi era raggiungibile da una strada acciottolata che si sviluppava dalla piazza centrale del paese e dopo un’ampia curva giungeva ad un sentiero che si inerpicava tra le case fino a raggiungere la loro abitazione. Non proprio una casa, ma quasi una stalla composta da due stanze, quella d’ingresso ammobiliata in maniera sommaria, con pavimento sconnesso in legno e la presenza di animali, come conigli e galline. La seconda una camera da letto con due brandine dove dormivano le sorelle, non vi era eletttricità ne acqua potabile, le due donne vivevano alla vecchia maniera senza nessuna comodità moderna e in povertà assoluta.
Nella stanza d’ingresso erano presenti evidenti tracce di sangue ad indicare il punto in cui è iniziata l’aggressione, lo tracce proseguivano fino a giungere nella stanza da letto.
Nascosto sotto i mattoni in un tino nella stanza di ingresso vi erano 4 milioni in contanti e 111 milioni in buoni postali, da una successiva perquisizione vengono rinvenuti altri 2 milioni di lire per un totale di 117 milioni di lire
Descrizione dei corpi
I corpi delle due donne si trovano sulle brandine della stanza da letto, l’aria è irrespirabile e le coperte sono intrise di sangue:
Elisa Morriconi, è distesa sul letto senza vita, la testa reclinata all’indietro sulla spalliera, le gambe divaricate, il volto devastato dai calci e dai pugni, mani e piedi legati con una lunga corda spessa un centimetro alla sponda del letto, un pezzo di stoffa nero legato le imbavagliava la bocca soffocandone le grida. Il cadavere presentava un vasto ematoma alla testa (ubicazione non meglio specificata,) causato da calci e pugni, la morte è sopraggiunta per forte trauma cranico.
Al ritrovamento del corpo veniva evidenziata la presenza di alcune macchie ipostatiche, ma non vi erano ancora segni di irrigidimento, la morte della vittima secondo il medico legale Dott Gilberto Martinelli , andava individuata nell’arco di tempo che va dalle ore 14 e alle ore 16 (in altro articolo si parla di mezz’ora di follia tra le 13 e le 15)del 30 dicembre 1990.
Fernanda Morriconi, anche lei viene ritrovata sul letto in posizione fetale, il volto tumefatto, con una vistosa ferita all’occhio, è ancora viva e viene trasportata all’ospedale di San Vincenzo e poi successivamente nel reparto di rianimazione del “Tabarracci”. La povera donna rantolava, non parlava ma sembra che abbia potuto dire che ad aggredirla sono stati due uomini. In ospedale le condizioni della donna vengono accertate e presenta una ferita alla tempia , ossa del volto fratturate in più punti, varie fratture alla mandibola, alle ossa nasali, alla parete del cranio e altre lesioni interne.
Ritrovamento
A ritrovare i corpi delle due donne è la nipote, Laura Morriconi :
“Mio padre, Agabito aveva visto Elisa e Fernanda a un quarto a mezzogiorno. Stavano litigando, pare perché una delle due aveva bruciato un calendarietto di quelli che vengono inviati dagli istituti religiosi.
Nel pomeriggio alle 18 ho deciso di andarle a trovare, per vedere se si erano tranquillizzate. Sono arrivata sotto la casa, le ho chiamate, ma nessuno si è affacciato dalla finestra. Ho pensato che fossero ancora fuori a dar da mangiare alle capre. No, non è strano che a buio inoltrato stessero ancora lavorando. Sono rientrata a casa mia e mezz’ora più tardi, verso le 18.30 ho deciso di tornare a vedere: sono salita sulla sconnessa scalinata e sul pianerottolo ho visto il gattino che usciva dalla porta socchiusa, ho aperto sono entrata e nella stanzetta da letto ho visto una scena che non mi dimenticherò tanto facilmente. Elisa morta e la Fernanda rannicchiata che rantolava: ‘ Elisa non c’è più ’. Ho dato l’allarme e poco dopo quando sono ritornata nella casa la Fernanda ha pronunciato un’altra frase: ‘ Due uomini ’ e nulla più.”
Laura Morriconi diventa un importante testimone e rilascia ai giornali alcune precise dichiarazioni:
“Una decina di giorni fa, l’Elisa mi aveva detto che verso le sei di sera si era presentato una persona alla porta dicendo che doveva consegnare un pacco. Non aveva aperto perché sapeva che la posta gliela portavo solo io. Non solo: tempo addietro , sempre nel tardo pomeriggio, molte persone, fra cui anche mio figlio Luca che si trovava a lavorare nell’oliveto, aveva udito distintamente le grida di “Al ladro, AIUTO!” sempre dell’Elisa che doveva aver visto persone sospette aggirarsi vicino alla sua abitazione”.
“Un giorno l’Elisa mi aveva detto che mentre stava lavorando nel campo, le si era avvicinato un giovanotto di età non precisa, sui 30-40 anni che prima la voleva aiutare a tagliare l’erba, poi le aveva detto che voleva conoscerla meglio. Io l’avevo consigliata di stare molto attenta, di rinchiudersi in casa, di non aprire a nessuno di cui non si fidasse e soprattutto di portare alla Posta quei soldi, che era pericoloso continuare a tenerli a portata di mano, sia pure nascosti. A maggio quando rubarono per la prima volta, i ladri riuscirono a scovare i soldi celati dentro un paio di stivali.”
Altre testimonianze
Nel paese molte persone vengono intervistate dai giornalisti e in queste testimonianze è possibile ricostruire alcuni degli avvenimenti accaduti alle donne nei giorni precedenti al delitto, ma si intuisce anche l’opinione dei paesani sullo stile di vita delle Moriconi.
Domenico Valentini 27 anni un parente delle donne le ha viste intorno a mezzogiorno le nel piccolo abitato di Metato e dice che eramo “tranquille”. Questa testimonianza è confermata dalle parole di Laura e Agabito Moriconi. E’ pacifico quindi che le due donne si trovavano in paese a mezzogiorno ed erano intente a lavorare non sospettando minimamente che di li a poche ore sarebbero state aggredite.
Paesano di Metato: “Donnette testarde, vecchia maniera. Non volevano dar retta a nessuno. A chi le consigliava non di rado, rispondevano con un’alzata di spalle. No, per carità, gente in gamba, neppure scorbutica, ma certamente orgogliosa del loro modo di essere, all’antica, lontane dalle comodità di ogni giorno. E si che mezzi finanziari non mancavano… Per loro la vita era il lavoro. Eh si, si sono tolte poche soddisfazioni. Vivevano in maniera rudimentale, forse in modo anche un po’ primitivo. Per campare avevano bisogno di molto poco. Metato, per loro, era il centro del mondo. Raramente andavano a Camaiore se non per vendere le uova, qualche pollo, le anatre. E per riscuotere la pensione.”
Laura Morriconi: “Tante volte avevo detto a Elisa e Fernanda di portarli via, quei ‘ maledetti ’ soldi, di non lasciarli nel tino. Me lo avevano detto di aver scelto quel ripostiglio.”
Agabito Morriconi: “lavoravano sodo da tempo. E i loro risparmi, ogni tanto, li portavano alla Posta. So che di recente avevano venduto un piccolo appezzamento di terreno". La notizia è confermata: un uliveto di alcune centinaia di metri che aveva fruttato alle sorelle Morriconi 15 milioni. Forse proprio questi soldi, oltre alla tredicesima e alla pensione di coltivatore diretto, riscosse nelle ultime settimane era l’obiettivo dei malviventi.
Le due sorelle erano ricordate per il loro attaccamento al denaro, un alimetarista di Camaiore dice: “Un giorno Elisa Moriconi si presentò in bottega, voleva un chilo di pane. Siccome costava troppo, sulle tremila lire, decise di prenderne solo qualche etto.”
Fratelli Carlo e Domenico Moriconi: “Dalla mattina alla sera non si fermavano mai: soprattutto l’Elisa era instancabile. E si che non era più una giovincella. Ma accudire le bestie, zappettare il terreno o raccogliere le olive era più forte di lei.”
Sauro Benedetti: “Chi non le conosceva. L’Elisa era un personaggio caratteristico di Metato. Così come la sorella. Donne certamente al di fuori del tempo, ma non avevano mai fatto male a nessuno. Chi sarà mai stato ad accanirsi così nei loro confronti. L’aggressione dell’altra sera è stata brutale. Nemmeno le bestie si trattano così.”
Vicino all’abitazione delle due sorelle abitavano due giovani che stavano ristrutturando la loro casa, domenica pomeriggio erano scesi a Camaiore.
Secondo Felice Morriconi: "Per porre in atto il criminoso disegno i malviventi hanno atteso sicuramente che i miei figli se ne andassero con l’auto.” Le altre abitazioni distavano da quella del delitto un centinaio di metri e molte di queste erano disabitate e nei giorni di pioggio (come il giorno del delitto) da fuori paese non veniva mai nessuno.
Sauro Benedetti : “Due persone originali, chiuse e diffidenti. Vivevano come gli animali che tenevano in casa, ma non disturbavano nessuno. Al contrario, erano felici quando potevano fare un favore.”
Un paesano di Metato dice che alcuni anni addietro cedette il pavimento della stanza in cui Elisa e Fernanda dormivano e insieme ai mattoni volarono nel vano sottostante anche buoni postali e banconote di grosso taglio.
Dino Pardini: “Questo è un film preparato da tempo.”
Voci di paese
Altre testimonianze non riconducibili a nessuno in particolare aiutano ad addentrarsi ancora di più nei dettagli di questa vicenda, come tutte le voci di paese se non vengono confermate da testimonianze dirette assumono un peso differente rispetto a elementi indiziari più certi. Occorrerà elencarli e trovare riscontri in altre testimonianze per avere un grado in più di attendibilità.
“Le due sorelle sembravano essere nel mirino di malintenzionati, erano già state derubate due volte quell’anno”. Questo dato è accertato e riportato direttamente dagli inquirenti e dalle testimonianze di Laura Moriconi.
“Una decina di giorni prima qualcuno aveva tentato di farsi aprire la porta della loro abitazione con una scusa e ancora prima un uomo aveva tentato di attaccare discorso con loro per non si sa quale scopo.” I dettagli della voce di paese sono confermati dalla testimonianza di Laura Moriconi
“In un'altra occasione un individuo sospetto era stato allontanto al grido di <<Al ladro! Al ladro!>>” Sempre testimonianza Laura Moriconi.
“A metato tutti sapevano che le due sorelle dovevano avere dei soldi in casa.” L’indiscrezione è confermata dagli inquirenti e da molte testimonianze dei paesani di Metato, è possibile che le voci siano giunte anche a Camaiore.
“Autovettura Opel bianca, parcheggiata nel primo pomeriggio nei pressi di un’ampia curva della strada acciottolata, che in ripida salita porta dal centro del paese al sentiero che si inerpica tra le case e porta alla stamberga delle due sorelle.” Si tratta di una testimonianza importante sulla quale gli inquirenti giustamente non si sbilanciano e di cui non possiamo purtroppo avere un riscontro più autorevole.
“Poche ore prima della scoperta del delitto nel paese di Metato era stata vista una coppia sconosciuta, un uomo e una donna.” Sembra inoltre che un uomo e una donna fossero i sospettati per un furto che avevano subito le due sorelle Moriconi. Si tratta di un’indiscrezione sulle indagini che gli inquirenti non confermano ne smentiscono. E’ possibile che in un primo momento le indagini si siano concentrate su questi aspetti per poi arrenarsi nel nulla.
La ricostruzione
Dai fatti è evidente che lo scopo del delitto è la rapina, le due donne conservavano in casa proprio denaro contante e tutti nel paese ne erano a conoscenza. Di conseguenza già precedentemente all’episodio del 30 gennaio 1990, le sorelle avevano subito dei furti. Nei giorni precedenti inoltre era stato venduto un terreno e devono aver ritirato la pensione dalle Poste e la tredicesima natalizia, è molto probabile che in questo consista il movente del delitto.
Stando alla testimonianza di Laura Moriconi e alle parole della vittima Fernanda Moriconi, l’aggressione è stata eseguita da due uomini che si sono introdotti in casa. Non è determinabile dai dati in nostro possesso se le donne hanno aperto agli assassini o se hanno forzato la porta d’ingresso, sappiamo solo dalle parole di laura che era socchiusa quando ha trovato i corpi.
Con molta probabilità l’attacco è iniziato immediatamente dall’ingresso dei due assalitori all’interno dell’abitazione, ciò si può dedurre dal sangue presente sul pavimento. La scena si è spostata nella stanza da letto, l’unico motivo per cui torturare le anziane signore è per farsi dire dove avessero occultato il denaro, hanno quindi legato le due donne e le hanno imbavagliate per soffocarne le grida.
Interessante è notare che le percosse più gravi sono state inflitte a Elisa Moriconi, la sorella più energica e che si occupava delle finanze, possibile che gli aggressori sapessero a chi rivolgere le loro attenzioni tra le due. Ciò potrebbe paventare la possibilità che uno o entrambi gli aggressori conoscessero le due donne e le loro abitudini.
Elisa ostinata non rivela la posizione del denaro e viene brutalmente pestata a morte, Fernanda ne è cosciente, dato che con le sue ultime parole dice che la sorella non c’è più (così ha dichiarata Laura Moriconi). Quindi dopo aver legato le sorelle sui propri letti i due uomini uccidono Elisa per poi passare a Fernanda, forse non si accorgono che è ancora viva quando se ne vanno, forse sono messi in allarme da qualcuno (Laura che chiama le due donne?), comunque Fernanda sopravvive.
Alcuni giorni dopo spirerà all’ospedale Tabaracci di Viareggio.
Il fermo dei fratelli Tofanelli
Le prime indagini delle forze dell’Ordine si concentrano sul paesino di Metato e pochi giorni dopo, il 2 gennaio, c’è un primo fermo di polizia giudiziaria di due fratelli paesani Paolo Tofanelli di 28 anni e Maurizio Tofanelli di 32 anni.
Paolo Tofanelli collaborava con la madre nella conduzione del ristorante-alimentari di Metato, Maurizio Tofanelli, coniugato con figlio, era operaio-demolitore in una ditta di Pietrasanta. Il fermo lascia totalmente increduli gli altri abitanti del paesino, i due ragazzi si sono sempre distinti come giovani laboriosi e senza grilli per il capo.
Per quale motivo i due fratelli sono stati oggetti di fermo?
Secondo gli inquirenti a giungere a i loro nomi sono state alcune voci di paese, le fotografie dei Tofanelli sono state sottoposte a confronto con la vittima, Fernanda Moriconi, nel reparto reanimazione e pare che li abbia riconosciute. C’è da dire che le condizioni della Moriconi non erano stabili e che con molta probabilità non era in grado di poter riconoscere dalle fotografie i suoi aggressori a causa dello shock subito e dei traumi inferti, infatti pochi giorni dopo anche Fernanda morirà senza mai riprendersi completamente. Alcuni giorni più tardi altra indiscrezione giunta alla stampa, pare che Fernanda abbia pronunciato queste parole agli inquirenti: “Sono quelli della bottega”.
Hai fratelli Tofanelli vengono anche sequestrati alcuni capi d’abbigliamento macchiati di sangue, alla contestazione degli inquirenti i due, che domenica si trovavano a Metato, si sono giustificati dicendo che si trattava di sangue degli animali uccisi per l’arrosto del ristorante e che le macchie sono riconducibili anche al trasporto dei vari pezzi. I reperti vengono sottoposti alle opportune analisi, si tratta di una mantella, un maglione, di un paio di scarpe e di un cinturino di orologio, inoltre verrà esaminata anche una sostanza trovata sotto le unghie a Maurizio Tofanelli e che potrebbe essere sangue.
Dopo un interrogatorio durato un’ora alla presenza del magistrato, il fermo non viene convalidato e i due fratelli sono liberi di andarsene, all’uscita il loro legale rappresentante, l’avvocato Carlo Alberto Antongiovanni noto come uomo politico e assessore comunale di Camaiore, rilascia alcune dichiarazioni:
“Paolo e Maurizio hanno risposto alle domande del Sostituto Procuratore Ferro e le risposte sono state giudicate soddisfacenti tanto da convincerlo a non trasformare il fermo in stato d’arresto.”
“Si è parlato di un riconoscimento fotografico che la sorella sopravvissuta alla brutale aggressione e ricoverata nel reparto rianimazione del Tabarracci, avrebbe effettuato di fronte agli inquirenti. Un particolare che non è stato possibile confermare, e che appare addirittura improbabile. Infatti non si conoscono le reali condizioni di Fernanda Moriconi, ma si ritiene che possa non essere in grado di testimoniare”.
La sicurezza dell’avvocato difensore è dovuta al fatto che i due fratelli Tofanelli hanno un alibi giudicato a prova di bomba. Infatti la domenica pomeriggio i due sono stati visti da numerosi testimoni giocare a carte con avventori nel ristorante di Metato.
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17 aprile a Corvara nello spezino, tre giovani armati di pistola e bastone rapinano una donna di 77 anni suo figlio e sua nipote.
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A ridosso di Capodanno, due uomini si sono introdotti con una scusa nell’abitazione di Rosa Calcagnini 54 anni, a Pozzano Superiore nel comune di Santo Stefano e puntandole una pistola alla gola hanno insistentemente chiesto denaro alla povera pensionata, poi avendo avvertito alcuni rumori si danno alla fuga.
Di questi due malviventi si ha una descrizione: uno scuro di pelle con i capelli ricci e accento vagamente straniero, l’altro basso, dalla carnagione bianca e forse, sotto l’effetto di qualche droga.
Le indagini degli inquirenti e le due piste individuate
Come ben si sa le indagini ufficiali non giunsero ad attribuire il delitto a nessun responsabile particolare, gli unici indagati per poche ore sono stati i fratelli Tofanelli che dimostrarono ampiamente la loro estraneità ai fatti come aveva dichiarato il loro legale. Eppure le indagini sembrano arrivare a qualche certezza, escludendo molte piste e concentrandosi in particolar modo su due.
La pista del paesano
Il paesino di Metato conta 74 anime e tutti si conoscono, conoscono le abitudini gli uni degli altri ed è facile riconoscere un forestiero, certo nei fine settimana arrivano in paese da fuori per fare passeggiate ed escursioni, ma non nelle giornate di pioggia e domenica 30 dicembre 1990 era una giornata fredda e umida.
E’ facile intuire che se un forestiero si fosse aggirato in paese sarebbe stato notato, esistono alcune voci di paese che individuano una coppia sospetta e un auto Opel bianca di persona sconosciuta, tuttavia il riconoscimento di questi individui non è mai avvenuta o è avvenuta non se ne sa nulla.
Le abitudini delle sorelle Moriconi devono essere state tenute sotto controllo, gli aggressori sapevano che le donne tenevano in casa una notevole quantità di denaro e sono andati a colpo sicuro, tanto da arrivare a torturarle per farsi dire dove venivano tenuti i soldi, quindi erano certi che ci fossero. Inoltre Elisa, la sorella che si occupava delle finanze è la vittima che ha subito di più le aggressioni dei due uomini, quindi è possibile che conoscessero i rapporti che c’erano tra le sorelle e si sono concentrati con chi sicuramente sapeva dove era nascosto il denaro.
Chi meglio di un paesano poteva conoscere queste cose?!
Critiche alla “pista del paesano”
La presenza di sconosciuti nel paese di Metato è accertata da numerose testimonianze di abitanti, nei mesi precedenti al delitto era già avvenuto un furto nella stamberga delle sorelle e nell'occasione era stata accertata la presenza di una coppia di sconosiuti. In altre occasioni una delle sorelle era stata avvicinata sempre da sconosciuti che presumibilmente volevano farsi aprire la porta di casa.
Se molte persone non abitanti a Metato si sono interessate alle due sorelle, con molta probabilità la voce che tenevano in casa molto denaro era circolata anche al di fuori del paesino.
La gang “Arancia Meccanica”
Fatto singolare e da tenere in attenta considerazione sono i numerosi fatti simili avvenuti nella zona prima che avvenisse il duplice delitto delle sorelle Moriconi, elenchiamo questi fatti e inseriamo le nostre considerazioni:
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27 aprile a Corvara in provincia di La Spezia, 93 km da Metato Camaiore, tre uomini di giovane età armati, di pistola e bastoni, rapinano una donna di 74 anni, suo figlio e sua nipote.
In questo caso il numero dei rapinatori è di tre persone, al contrario Fernanda Moriconi sembra aver indicato due persone come autori dell'aggressione, i banditi erano armati di bastoni, le due sorelle invece sono state uccise con calci e pugni. -
11 maggio a Bigliolo in provincia di Massa Carrara, 81 km da Metato (40 km da Corvara), rapina e aggressione ai danni di due anziani coniugi, Annibale Spadoni 97 e Pia Bongi 80 anni, che ha fruttato ai malviventi parecchi milioni in gioielli. I due anziani vennero picchiati e minacciati con un coltello, ad uno di loro, infermo, fu pure tolto il boccaglio del respiratore. Non è stato possibile sapere se le due vittime siano state legate durante l'aggressione.
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22 dicembre a Montedivalli una frazione di Podenzana provincia di Massa Carrara, 75 km da Metato (29 km da Bigliolo, 22 km da Corvara) due anziane sorelle quasi ottantenni vengono rapinate e pestate a sangue, sono state imbavagliate e legate al letto.
Da un articolo del quotidiano “La Nazione” affiorano dettagli in più su questa rapina: Enrichetta 78 anni e Santina Spella 75 anni erano state picchiate, legate e imbavagliate con del nastro adesivo. Vengono ritrovate 48 ore dopo così da una venditrice ambulante che era passata per fare gli auguri di Natale alle due vecchiette. Le ha rinvenute una legata al letto, l'altra distesa sul pavimento, entrambe ferite dalle percosse e disidratate, non riuscivano a parlare ma solo a gemere dalla sofferenza. Il portone d'ingresso era stato forzato, il colpo aveva fruttato ai malviventi soltanto trecentomila lire. Una delle due sorelle dopo alcuni giorni riesce a riprendersi e descrive gli assalitori, dice che erano in tre e indossavano dei caschi da motociclista. L'abitazione delle sorelle Spella era situata lontana da altre abitazioni, in un paesino di poche anime, facevano una vita ritirata e molto simile a quella delle sorelle Moriconi.
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Pochi giorni prima di capodanno, a Ponzano Superiore provincia di La Spezia, viene rapinata Rosa Calcagnini di 54 anni, ad aggredirla due uomini armati di pistola, ecco il racconto direttamente dalle parole della vittima:
“E' stato terribile, sono ancora sconvolta da quella scena. Due malviventi mi hanno puntato la pistola alla gola, minacciandomi perché dessi loro tutto il denaro che avevo. In casa però c'erano solo poche lire. Mi avrebbero ucciso, se i miei vicini non avessero fatto rumore, mettendo così in fuga quei due. Ho visto davvero la morte in faccia.”
“Sono entrati in casa in due. Uno era alto, di carnagione olivastra, occhi a mandorla, capelli corti e ricciuti. Aveva una strana inflessione, forse francese. Il suo comlice era basso di statura, pelle chiara e non ha mai parlato. Quest'ultimo aveva lo sguardo fisso e spento, sembrava fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. E' stato proprio lui a tirare fuori l'arma e a puntarmela alla gola, dopo che il primo complice mi aveva spinto contro il muro. Non sapevo cosa fare, volevano trecentomila lire per un pacco destinato, secondo loro agli invalidi. Pur avendo capito il raggiro, non avrei potuto nemmeno accontentarli perché non ho a disposizione quella cifra. Quando ho detto loro che non avevo una lira è cominciato l'inferno: prima hanno strappato il telefono, poi mi hanno messo le mani addosso afferrandomi per il collo e minacciandomi. Devo ringraziare il cielo perché i vicini proprio in quel momento hanno fatto un po' di rumore. A quel punto quelle due belve sono scappate gridandomi però che non era finita li e che sarebbero ritornati presto.”
Rosa Calcagnini ha mantenuto il riserbo sulla vicenda, per paura di ritorsioni da parte degli aggressori, fino a che non ha letto della morte delle sorelle Moriconi e ha denunciato la sua esperienza alle forze dell'ordine.
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La primavera precedente, a Pieve Santo Stefano Lucca, 28 km da Metato, due anziani coniugi vennero aggrediti, percossi e rapinati all'interno della loro abitazione. In questo caso fu possibile stilare un identikit degli aggressori.
L'elenco di casi simili è ancora lungo e questi fatti sono avvenuti anni a dietro:
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Maggio 1988 a Forte dei Marmi fu assassinata Alma Giudici nella sua villetta di via Civitali a Vittoria Apuana. Dopo alcuni giorni fu ritrovata riversa sul pavimento. Sul corpo i segni di percosse. I ladri cercavano i soldi e con tutta probabilità picchiarono la vittima per farsi dire dove li nascondeva, è possibile che la Giudici abbia cercato di reagire. La signora, dalla morte del marito viveva da sola, ed era sempre solita chiudere bene porte e finestre, non apriva mai a chi non conosceva. Forse i ladri non erano degli sconosciuti per questo non fecero fatica ad entrare nell'abitazione.
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Febbraio 1988 a Forte dei Marmi i rapinatori imbavagliano, legano e percuotono Lidia Bertoli Magri, minacciandola con un coltello, la donna morirà due giorni dopo.
Senza ombra di dubbio i casi simili di rapina e aggressione ai danni di anziani sono moltissimi e non tutti possono essere riconducibili al delitto delle sorelle Moriconi. A pochi giorni dal duplice delitto anche i Carabinieri si rendono conto che è possibile ci sia un collegamento con i casi della Lunigiana. Proprio per questo fu indetto un summit tra tutti gli inquirenti per cercare analogie e differenze tra i vari fenomeni criminali. La distanza relativamente breve (meno di 30km di distanza) tra alcuni di questi eventi, la distanza temporale anch'essa breve a pochi mesi o addirittura giorni di distanza, il modus operandi simile, percosse, minacce, legate e imbavagliate, vittimologia simile, sempre persone anziane che abitano in paesini isolati, il medesimo movente, la rapina. Queste sono le analogie che saltano subito all'occhio e che portano a formulare la possibilità che esista una banda di malviventi specializzata in questi tipi di rapine.
Critiche alla “pista Arancia Meccanica”
Eppure le sorelle Moriconi sono un obiettivo che si trova molto lontano dalla portata della banda “Arancia Meccanica” che ha il suo centro in Lunigiana, non esiste neanche la sicurezza che si tratti sempre delle solite persone, qualche volta si parla di due uomini, altre volte di tre, si hanno le descrizioni di alcuni di loro, ma gli inquirenti non fanno trapelare se danno la caccia ad un'unica banda o se si tratta di eventi distinti.
La sicurezza è che dalla descrizione che fornisce Rosa Calcagnini in due personaggi che l'hanno aggredita sono molto particolari, uno di carnagione olivastra e accento francese. Questi personaggi sarebbero stati certamente individuati se avessero girato per il paese di Metato il giorno del delitto.
Di fronte a tutto ciò bisogna ricordare che solo persone del luogo o comunque limitatamente a paesi vicini poteva sapere che le due donne custodivano un tesoro in casa loro.
Sicuramente un film preparato da tempo
Dino Pardini sentenzia: “Questo è un film preparato da tempo.”
Noi non possiamo dargli torto, se non per l’esecuzione del delitto, sicuramente si nota premeditazione nell’esecuzione del reato di rapina, che è lo scopo che muove le mani degli aggressori.
La casa subiva già da tempo le attenzioni dei malviventi che nello stesso anno avevano messo a segno due furti per quasi 9 milioni, è possibile, anzi altamente probabile che i fatti siano collegati e i responsabili siano i soliti o comunque frequentatori del solito giro. La voce che le anziane tenessero in casa una fortuna si era già sparsa da tempo, l’ubicazione isolata della loro abitazione facilitava enormemente il lavoro e facilitava l’impunità, occorreva aspettare solo il momento buono.
Il momento buono è arrivato il 30 dicembre 1990 perché con molta probabilità gli aggressori sapevano che in quel momento le due anziane donne avevano in casa una grande disponibilità di denaro, il periodo natalizio è il periodo di tredicesima che le due non avevano depositato alle Poste come già era capitato in estate.
Altra più inquietante prospettiva è che gli aggressori sapessero che le due donne avevano venduto un terreno e che tenevano in casa il profitto della compravendita per un totale di 15 milioni di lire (fonte quotidiani).
Questa possibilità aprirebbe le prospettive per la “pista del paesano”, perché solo una persona vicinissima agli ambienti delle due donne poteva conoscere questo fatto, quindi residente o con luoghi di interesse a Metato o a Camaiore limitato alle zone frequentate dalle Moriconi.
Inoltre è un giorno grigio di pioggia, vento, nebbia e freddo, una rigida giornata invernale, con il rumore della pioggia ad attutire le grida delle disperate e poche persone in giro.
Il Maresciallo Giulio Lazzeri ci racconta il duplice delitto delle sorelle Moriconi
In una fredda giornata di dicembre, che ricorda un po’ il giorno del delitto delle sorelle Moriconi, incontriamo il Maresciallo Giulio Lazzeri che ha accettato di rilasciarci un’intervista per raccontarci i fatti salienti che si verificarono a Metato il 30 dicembre 1990 e le indagini che ne seguirono.
Il Maresciallo ricorda di essere stato chiamato per intervenire a Metato in tarda serata, era stata una giornata grigia, con nuvole cariche di pioggia che vorticavano nel cielo, tutta la Versilia era flagellata da vento e acqua. La strada per raggiungere il paesino era impervia e l’abitazione delle sorelle era ancora più in alto, isolata e non facilmente accessibile. L’interno della casa era più simile ad una stalla che ad una civile abitazione, alcuni animali si trovavano nella stanza d’ingresso, tini, botti escrementi, mangime per conigli, secchi. Nella stanza adiacente a quella d’ingresso, due letti, dove sono state trovate le vittime, ma più simili a giacigli di fortuna, anche in questa stanza regnava la confusione e non dovuta soltanto alla rapina e aggressione. Si notavano comunque i segni che qualcuno aveva cercato la refurtiva, mettendo a soqquadro la stanza che già non se la passava bene per conto suo. La ricerca dei malviventi comunque non aveva dato alcuni frutti a causa della quantità di roba che c’era. Mai avrebbero potuto pensare che all’interno di un secchio di zinco che conteneva escrementi di animali, si sarebbero trovati 30 milioni in contanti (secondo il Maresciallo Lazzeri le due donne tenevano in casa 30 milioni di lire, non 15 come era stato detto da alcuni quotidiani).
Le due donne vivevano in condizioni disperate, non avevano corrente elettrica, avevano pochi contatti con gli altri abitanti di Metato, anche con i parenti, nonostante tutto avevano in casa una vera fortuna. Il Maresciallo pone l’attenzione soprattutto su di un fatto che anche a noi aveva fatto venire qualche dubbio, ovvero la vendita di un terreno agricolo pochi giorni prima che avvenisse il delitto.
Le Morriconi avevano nell’occasione una grossa quantità di denaro contante (30 milioni) ritirati alle poste due giorni prima di morire. Non si tratta sicuramente di una coincidenza, qualcuno alle Poste di Camaiore poteva aver visto o parlato del ritiro di questa somma di denaro. Le due sorelle erano conosciute per la loro stravaganza anche nella vicina Camaiore, scendevano da Metato il più delle volte a piedi e davano nell’occhio, figurarsi se fosse girata la voce che le due avevano ritirato così tanto denaro. Gli operatori delle Poste e tutte le persone che potevano essere state a conoscenza di questo fatto furono interrogate, ma purtroppo le indagini non dettero esito positivo. La certezza però è che i malviventi sapessero della quantità di denaro tenuto in casa dalle sorelle, perché provento della vendita di un terreno. Insomma andavano a colpo sicuro, sottovalutando la determinazione di Elisa Moriconi.
Anche la vittima prescelta fa scattare un campanello d’allarme nella mente del Maresciallo. Perché si sono accaniti maggiormente su Elisa Moriconi, la sorella più in testa delle due? Sicuramente perché conoscevano i rapporti che intercorrevano tra loro e sapevano che ad amministrare il denaro era Elisa e non Fernanda, una persona più semplice e meno arguta della sorella. Per questo le è stato riservato un trattamento differente e più spietato, proprio perché conoscevano i rapporti tra di loro, si tratta di qualcuno che le conosce e che frequenta gli stessi luoghi delle vittime. Da li a cercare qualcuno del posto, il passo è breve e finirono indagati i fratelli Tofanelli, assolti definitivamente dalle accuse nel momento in cui fu accertato che il sangue che avevano sui pantaloni era di sangue di maiale.
Tuttavia nonostante tutto furono battute anche altre piste, come risulta anche dai quotidiani, ma rimane sempre forte negli inquirenti il dubbio che il delitto sia troppo vicino al giorno del ritiro dei 30 milioni dalle Poste per essere una coincidenza. Forse il segreto di questo mistero sta proprio nell’incontro con le persone sbagliate che le due sorelle potrebbero aver fatto quel giorno, sulla strada che va dal Camaiore a Metato. Persone che sapevano chi erano e che sapevano che avevano con loro il denaro della vendita del terreno.
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