• Demo
    "Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità."

    Sherlock Holmes

  • Demo
    "Ogni uomo è un criminale senza saperlo."

    Albert Camus

  • Demo
    "È un errore enorme teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa."

    Sherlock Holmes

  • Demo
    "Ogni cosa deve essere considerata in relazione al contesto, alle parole o ai fatti."

    William Withey Gull.

  • Demo
    "Io l'ho visto. Con gli occhi della mente si vedono molte più cose di quel che non si veda con gli occhi del corpo. Basta appoggiarsi indietro, nella poltrona, e chiudere gli occhi..."

    Hercule Poirot

  • Demo
    "A giudicare per induzione e senza la necessaria congiunzione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.

    Alessandro Manzoni

  • Demo
    "Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate."

    Sherlock Holmes

  • Demo
    "Abbastanza spesso il criminale non è all’altezza della sua azione: egli la immeschinisce e la calunnia."

    Friedrich Nietzsche

  • Demo
    "Non è vero che i criminali siano uomini di intelligenza limitata; probabilmente, anzi, è vero il contrario."

    Michael Crichton

  • Demo
    "Quella dell'investigazione è, o dovrebbe essere, una scienza esatta e andrebbe quindi trattata in maniera fredda e distaccata."

    Sherlock Holmes

  • Demo
    "Uccidere è un crimine. Tutti gli assassini vengono puniti, a meno che uccidano in gran numero di persone e al suono delle trombe."

    Voltaire

  • Demo
    "È un errore confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso. Spesso, il delitto più banale è il più incomprensibile proprio perché non presenta aspetti insoliti o particolari, da cui si possono trarre delle deduzioni.."

    Sherlock Holmes

  • Demo
    Non bisogna dire che un atto offende la coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché offende la coscienza comune."

    Émile Durkheim

  • Demo
    "Fanno meno danno cento delinquenti che un cattivo giudice."

    Francisco de Quevedos

  • Demo
    "La vita non è altro che una lotta tra l’essere il criminale piuttosto che la vittima."

    Bertrand Russell

  • Demo
    "Il vero significato del crimine risiede nel suo essere un’infrazione alla fiducia della comunità del genere umano..."

    joseph Conrad

  • Demo
    Per prevalere, il crimine uccide l’innocenza e l’innocenza si dibatte con tutte le forze nelle mani del crimine."

    Maximilien de Robespierre

  • Demo
    "Per comprendere certi delitti basta conoscere le vittime."

    Oscar Wilde

  • Demo
    "Gli elementi che portano a risolvere i delitti che si presentano con carattere di mistero o di gratuità sono la confidenza diciamo professionale, la delazione anonima, il caso. E un po', soltanto un po', l'acutezza degli inquirenti."

    Oscar Wilde

Serial Killer attivi in Italia: Il Mostro di Lecce

Il Caso Gravili


Torre Chianca a dieci km da Lecce, sabato 12 settembre 1992, nella calura del primo pomeriggio la famiglia Gravili sta preparando il trasloco per il rientro in città. La stagione balneare sta volgendo al termine, anche se il sole non demorde e continua a scaldare tutto il Salento, ma il vento inizia ad alzarsi e il mare è mosso.

Lecce sta dormendo, è l’orario della siesta, ci sono poche persone in spiaggia ormai, il silenzio è rotto solo dal rumore delle onde che martellano la battigia.

Raffaele Gravili e sua moglie, Silvana Mazzotta stanno caricando le ultime valige sulla macchina prima della partenza. Sarebbero già dovuti essere in viaggio, avevano inizialmente deciso di partire la mattina, ma poi i soliti ritardi e la partenza subito dopo pranzo, sono all’incirca le ore 14.00.
Mentre padre e madre sono impegnati nei preparativi, il piccolo Daniele Gravili di 3 anni, sta giocando da solo nel giardino della casa vacanze in via Palamita, di fronte alle spiagge di Torre Bianca, il cancello d’accesso è chiuso e il piccolo non è in grado di aprirlo da solo.


La scomparsa, il ritrovamento, la morte

Alcuni minuti dopo alle 14, Raffaele Gravili si accorge che il figlio è scomparso dal giardino, il cancello è aperto e di lui non c’è nessuna traccia. Preoccupati i genitori iniziano in proprio le ricerche, avvertono amici e vicini di casa, non riescono a trovarlo e preoccupati si rivolgonoalle Forze dell’Ordine.

Sono le 15.30 circa, una altro bambino di nome Daniele sta passeggiando tranquillamente sulla battigia di Torre Bianca, si trova a poco più di trecento metri da via Palamita. Scorge nella sabbia ciò che a prima vista gli pare un bambolotto, il volto immerso nella sabbia umida, calzoncini corti, maglietta a mezze maniche, avvicinandosi iniziano i dubbi, che diventano certezza a pochi metri. Non si tratta di un bambolotto, è il corpo di Daniele Gravili, vengono subito chiamati i soccorsi, uno dei primi ad accorrere è un vigile del fuoco che si trova in vacanza nella zona, si accorge che il piccolo è ancora vivo e inizia a praticargli la respirazione bocca a bocca.
Daniele viene ricoverato in condizioni disperate nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Vito Fazzi di Lecce, a prima vista si pensa che al bambino sia accaduta una disgrazzia. La situazione che si presenta di fronte ai medici è un bambino con forte asfissia dovuta a sabbia e acqua e la prima ricostruzione ipotizzata fa pensare che il piccolo si sia avvicinato all’acqua e sia annegato. Quattro ore più tardi, incomprensibilmente i medici non se ne accorgano prima, vengono riscontrate delle lesioni che fanno pensare che il bambino sia stato abusato sessualmente. Fortunatamente nonostante questo iniziale errore, viene recuperata una garza utilizzata per pulire il corpo di Daniele che contiene ancora il liquido seminale del suo aggressore.
Daniele Gravili viene dichiarato morto alle ore 21 del 12 settembre 1992.

 

Le indagini iniziali

Come ben si sa, la prima fase dell’indagine è uno dei momenti più delicati dell’intera inchiesta, in cui è facile indirizzarla sulla pista giusta, oppure complicarla irrimediabilmente. Il tutto non parte con i migliori auspici, visto il ritardo con viene confermata la violenza sessuale.
A dirigere le indagini è nominato il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta che alla stampa dichiara quanto segue:

procuratore cataldo motta

Il bambino stava giocando nel cortile della villetta di via Palamita, a cinquecento metri dal mare"

"I suoi genitori erano impegnati a caricare l' auto nello stesso cortile. Era l' ultimo giorno di vacanza prima del ritorno in città a Lecce. E' durato tutto dieci o quindici minuti. Raffaele Gravili si è reso conto dell' assenza dal cortile del figlio e del cancello aperto e, con preoccupazione ed ansia, ha avvertito i carabinieri. E' iniziata la ricerca. Un' ora dopo il bambino è stato trovato. La partenza per la città di quella famiglia era stata prevista per la mattina. Poi c' è stato un ripensamento e la coppia aveva deciso di rimandare il ritorno a casa al pomeriggio. Una fatalità agghiacciante”

Si interroga Daniele il ragazzino di 12 anni, che ha rinvenuto il corpo, cosa ci fa in quella zona a quell’ora?
Inizialmente dice di aver pranzato alle 14 .30 e poi di essere stato a giocare a casa di un amico di nome Marco fino alle 15, ma di questo ragazzo non se ne trova traccia. Poco dopo Daniele confessa di essersi inventato tutto, l’ha fatto per paura di una persona, un uomo dai capelli grigi. Lo avrebbe visto accanto al bimbo sulla spiaggia, non sa dire chi sia, non sa descriverlo.
Iniziano a susseguirsi altre segnalazioni, s
i parla di un uomo robusto e calvo che sarebbe stato visto frequentare le strade della contrada. Ed ancora di un uomo anziano, con i capelli bianchi, che spiava nudo le ragazze sulla spiaggia. E non manca chi ha visto un' auto grigia guidata da una persona sospetta.

Il capo della Squadra mobile di Lecce, Luigi Spadea si limita a dire:

"Stiamo indagando su alcune persone che hanno precedenti per reati simili e con condizioni mentali non sane e che nei giorni passati sono state viste nella zona"

E’ proprio alla Squadra mobile che giungerà una telefonata interessante, in cui una voce anonima dice che ad uccidere Daniele è stato un certo Silvio. Questa persona “Silvio”, risulta essere un residente del posto. Quando gli investigatori lo interrogano, l'uomo parla di un passaggio condominiale privato che dalla casa di Daniele conduce al mare, circa 300 metri di cammino, si tratta di una scorciatoia! Un tragitto che è conosciuto solo da persone del luogo, difficilmente viene utilizzato da turisti.

daniele gravili mappa

Questo percorso potrebbe essere stato utilizzato dall’assassino di Daniele per raggiungere la spiaggia. Al termine di questa stradina gli investigatori trovano delle caramelle, le stesse che forse l'aguzzino ha usato per attirare il piccolo. Il personaggio del posto di nome “Silvio” verrà successivamentesacagionato dal test del Dna.

daniele gravili mappa 1

La perizia medico legale e le critiche al sostituto Procuratore

L’autopsia sul corpo di Daniele Gravili viene effettuata dal medico legale professor Francesco Fabiano, le lesioni riscontrate non lasciano adito ad alcun dubbio, il bambino è stato violentato, segno evidente, una lesione alla regione perianale. La morte è dovuta a soffocamento, all’interno del piccolo corpo vengono trovate tracce di sabbia e acqua che ne hanno ostruito le vie respiratorie.
Con tutta probabilità il corpo veniva tenuto supino dall’aggressore (o aggressori), nel mentre ne faceva violenza spingeva il volto del bambino sulla sabbia umida della battigia fino a provocarne il soffocamento.
Di questo tenore è anche il linguaggio usato dal sostituto procuratore Motta e ciò viene considerato dai media:
“crudo e burocratico”, quando riferisce circa l’esito dell’autopsia, annunciando che sul corpo del povero Daniele è stata rilevata una “lesione alla regione perianale” e la causa della morte dovuta a soffocamento, provocato dalla sabbia.

 

L’Omertà

Con tutta probabilità il linguaggio del sostituto Procuratore Motta, considerato eccessivo dalla stampa, ha lo scopo di indurre testimoni che possono aver notato qualcosa di particolare a farsi avanti, susciutando in loro orrore e sdegno nei confronti dell’assassino.
Questo perché fin dall’inizio delle indagini si è avuta la sensazione che i cittadini della zona tendessero a rispondere in modo circostanziale alle domande degli investigatori, un po’ come
è capitato con l’interrogatorio di Daniele, il ragazzino che ha scoperto il corpo.
La distanza dal luogo della scomparsa e la spiaggia del ritrovamento è solo di trecento metri, però si tratta di un orario pomeridiano in cui sembra impossibile che non vi siano state persone ad assistere alla scena. Complice dell’assassino è stato sicuramente l’orario della siesta, in cui molte persone in vacanza si dedicano al pisolino pomeridiano,
eppure nella zona della spiaggia di Torre Chianca vengono individuate almeno 19 persone, ma nessuno di loro ha visto o ha dichiarato di aver visto qualcosa di determinante. Tutto ciò sembra assurdo e impossibile agli occhi delle Forze dell’Ordine, proprio per questo anche i genitori decideno di esporsi in prima persona, è Silvana Mazzotta, madre del piccolo Daniele Gravili a prendere la parola e a fare un appello:

"Chi ha visto uccidere nostro figlio ora deve parlare, deve collaborare con la giustizia"

“Sono la mamma di Daniele Gravili, un bel bambino di 3 anni e 5 mesi che oggi non c' e' più".

"Io e mio marito da quel giorno non siamo più gli stessi e forse non lo saremo più, perchè sopravvivere al proprio, unico figlio è una prova insopportabile. Solo quella mamma e quel papà di Foligno (NdR Simone Allegretti vittima di Luigi Chiatti il così detto “Mostro di Foligno”) possono capire. Ho chiesto a tutti voi di aiutarmi perché c' è rimasta una sola speranza: che il responsabile sia preso e messo in condizioni di non fare più del male. Polizia e carabinieri stanno facendo il possibile e l' impossibile, ma manca ancora qualcosa perché tanto lavoro abbia successo. Perciò mi rivolgo a chiunque possa aiutarci.”

Quel maledetto 12 settembre sulla spiaggia di Torre Chianca.c' erano ancora decine e decine di persone, nel primo pomeriggio quando hanno preso il mio Daniele".

"C' era tanta gente, ci hanno aiutato, cercavano con noi il piccolo, ci hanno dato tanta solidarietà."

Dove erano tutti mezz'ora prima? E' impossibile che nessuno abbia visto qualcuno fuggire o udito un bambino gridare. Ogni particolare, anche il più insignificante, può essere utile alla polizia. E quella mamma, la mamma di quella persona che ha fatto quel che ha fatto a mio figlio, come può sentirsi?"

“Non tiratevi indietro. Chiamate il 112 o il 113, anche in forma anonima. Sono gentili, sono persone gentili, vi ascolteranno, vi aiuteranno, a noi due resta soltanto un piccolissimo conforto: che, benchè nessuno potrà ridarci nostro figlio, almeno la solidarietà di tanta gente si traduca in concreta collaborazione".

"Grazie a tutti...."

La difficoltà nel trovare testimoni viene ben evidenziata dalle parole del sostituto Procuratore Motta:

La collaborazione che siamo riusciti ad avere con la gente nei delitti di mafia è superiore a quella che ci hanno dato per Daniele.”

Nonostante i numerosi appelli, nessun testimone sembra riuscire a dare una scossa alle indagini, eppure su quella spiaggia vengono inidviduate almeno una ventina di persone presenti nel momento in cui Daniele sta subendo violenza, eppure nessuno pare aver visto niente.


Poche parole sul delitto da parte del Prof. Francesco Bruno


Il criminologo Francesco Bruno

Il noto criminologo Francesco Bruno, intervistato sul delitto esprime la sua opinione riguardo il killer di Daniele Gravili. Intervista del 15 settembre 1992:

“E' quasi sicuramente un debole di mente l'autore dell'orrendo delitto del piccolo Daniele Gravili avvenuto a Lecce''.

''Che si tratti di un oligofrenico, una persona debole di mente ma di grado lieve, compatibile cioè con alcune attività sociali possiamo dedurlo da tre elementi importanti nella dinamica del delitto: ha condotto il piccolo Daniele abbastanza lontano ma non tanto, ha consumato subito, preda di un impulso esplosivo, e' scappato senza considerare la possibilità di occultare il corpo o di farlo rinvenire''.

“Questo personaggio era certamente conosciuto dal bambino, visto il poco tempo impiegato per il classico ''corteggiamento'' il fatto che non sembra che vi sia stato nessun segno di resistenza da parte del piccolo al momento del prelevamento. Si è inoltre allontanato di pochissimo andando su una spiaggia li' vicino senza considerare la possibilità di essere visto perché non ha saputo resistere all'impulso: questo e' tipico, appunto degli insufficienti mentali. L'aveva già tenuto d'occhio e ha scelto un momento improvviso in cui il suo impulso imponeva di rapirlo. Il bambino e' morto in modo presumibilmente accidentale e questa persona probabilmente non se ne e' neanche resa conto e lo ha lasciato lì: ottenuto ciò che voleva, e' scappato”

''Da un punto di vista generale - spiega il criminologo - le persone che compiono questi atti sono di due tipi: i pedofili, cioè persone attirate sessualmente dai bambini di eta' inferiore agli otto anni. Normalmente si tratta di deviati sessuali e generalmente i loro atti non sono accompagnati da violenza, ma può capitare che si spaventino e possa verificarsi un incidente provocato dalla ribellione del bambino. Il secondo tipo di individuo e' proprio il minorato mentale che per ragioni di tipo organico quando arriva all'età dello sviluppo, cioè 18-20 anni, può esprimere la propria sessualità attraverso una violenza sui bambini, perché ha paura dell'adulto e quindi indirizza i suoi impulsi in maniera brutale sui piccoli: in questi casi la sua mente e' totalmente incapace di gestire un rapporto''.

''Di casi come questo ci sono e ce ne sono stati molti: il pedofilo prima o poi viene scoperto perché continua nelle sue azioni, il debole di mente puo' farla franca una volta pero' prima o poi si tradisce e lascia moltissime tracce. Questo secondo tipo di individuo e' presumibilmente quello di Lecce. e' un minorato lieve che svolge una attivita' marginale come la raccolta dei rifiuti O il lavaggio delle auto. Dobbiamo dire, in base all’esperienza in questi casi, che sicuramente lo prenderanno''.

Purtroppo invece, il delitto di Daniele Gravili è diventato uno dei casi insoluti più famosi della nostra penisola. Rimangono molto interessanti comunque, le parole del professor Francesco Bruno, che grazie alla sua esperienza, in poche righe fa un veloce profilo psicologico dell’assassino.
Secondo il famoso criminologo, l’autore del delitto è una persona con ridotte capacità mentali e di ragionamento, un oligofrenico. Tutto ciò è dedotto dalla breve distanza tra il luogo di rapimento e il luogo di ritrovamento del corpo, dal fatto che il killer non si assicura della morte del piccolo Daniele, dal fatto che la spiaggia è frequentata da alcune persone e che nonostante tutto è incurante della possibilità di essere visto, al comportamento subito dopo il delitto (lascia il bambino in bella mostra a testa in giù nella sabbia). In conclusione, lascena del crimine evidenzia un tipo di autore del delitto “disorganizzato”.

La definizione di delitto “organizzato”/ “disorganizzato” è legato al comportamento dell’assassino durante l’omicidio, secondo lo studio di Ressler et al. (Sexual Homicide: Patterns and Motives 1988), il criminale viene classificato dall’F.B.I. come Organizzato o Disorganizzato:

Il profilo organizzato: Il delitto viene pianificato con cura, scegliendo accuratamente la vittima e il luogo e non lasciando quasi nulla al caso. Per compiere i delitti viene utilizzata un’arma di proprietà dell’assassino e non viene lasciata sulla scena del crimine, lasciando meno tracce possibili. Sono individui apparentemente normali, socialmente inseriti nella società e molto spesso sono persone che hanno una vita sentimentale e un coniuge. Trovarli e catturarli è molto difficile poiché hanno un alto quoziente intellettivo, amano seguire le proprie imprese sui media e in alcuni casi hanno anche tentato mettersi in contatto con le Forze dell’Ordine sfidandoli.

Il profilo disorganizzato: Aggrediscono le vittime per un impulso improvviso, la scelta della vittima non è pianificata ma viene individuata per opportunità. Vi è totale disinteresse a non lasciare tracce, molte volte utilizzano armi rimediate sul posto e sono soliti lasciarle sul luogo del delitto. In molti casi lo spostamento del soggetto dal luogo di residenza e quello del delitto è molto breve, perché il soggetto si sente più al sicuro a muoversi in un ambiente conosciuto. Le scene del crimine risultano disordinate, e particolarmente raccapriccianti data l’alta violenza utilizzata, in molti casi compiono violenza sessuale sulla vittima, atti di cannibalismo sul cadavere, overkilling, depersonalizzazione della vittima, ecc.
Tali assassini sono genericamente disturbati e vengono considerati soggetti psicotici (psicosi tipologia di disturbo psichiatrico, espressione di una severa alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo, con compromissione dell'esame di realtà, frequente assenza di insight, e frequente presenza di disturbi del pensiero come deliri e allucinazioni. Da Wikipedia), quindi più facili da catturare rispetto al soggetto organizzato.

L’F.B.I. ha presente una particolare tabella in cui sono indicate molte caratteristiche riguardanti i soggetti organizzati e disorganizzati:

Soggetto Organizzato

Quoziente intellettivo elevato
Socialmente competente
Lavoro qualificato
Sessualmente competente
Figlio unico o primogenito
Padre con lavoro fisso
Disciplina poco severa nell’infanzia
Autocontrollo al momento del crimine
Assume alcolici al momento del crimine
Situazione di stress precipita l’azione
Vive con un/a partner
Si sposta con veicoli
Attento alla cronaca nera
Può cambiare lavoro o città
Crimine pianificato
Vittima sconosciuta, scelta per il <<tipo>>
Personalizza la vittima
Padronanza della conversazione
Luogo del crimine ordinato
Mancanza di armi o indizi in loco
Sottomette la vittima
Violenze prima dell’uccisione
Cadavere nascosto o sotterrato
Trasporta il cadavere della vittima

Soggetto Disorganizzato

Intelligenza media
Socialmente immaturo
Poco qualificato, instabile nel lavoro
Sessualmente incompetente
Tra i figli minori
Padre senza lavoro fisso
Forte autorità parentale
Tendenza all’ansia
Assunzione minima di alcool
Assenza o quasi di stress
Vive solo
Vive e lavora presso il luogo del crimine
Poco interesse per i mass media
Non cambia lo stile di vita
Delitto spontaneo
Vittima o luoghi sconosciuti
Spersonalizza le vittime
Conversazione con la vittima scarsa o nulla
Grande disordine
Armi in loco, lascia indizi
Violenza improvvisa
Non lega
Atti di libidine post-mortem
Cadavere lasciato in vista e sul luogo del delitto

Applicando in maniera letterale questa classificazione notiamo subito che in molti delitti, i vari elementi si mescolano, anche in quello di Daniele Gravili è così. Proprio per questo bisogna utilizzare questa classificazione non ragionando a compartimenti stagni, ma applicandola ai casi reali uno per volta, in modo da evidenziare le caratteristiche più importanti ed individuare il genere di soggetto che ipotizziamo avere di fronte.
Tuttavia anche questo approccio non sempre funziona e il professor Paolo De Pasquali, noto criminologo italiano, nel suo libro “Serial Killer in Italia”, edito da FrancoAngeli, individua un’altra categoria di soggetto che commette alcuni generi di delitti, il soggetto a pianificazione parziale.

Conoscendo alcuni elementi del delitto di Daniele Gravila possiamo passare in rassegna gli elementi che più si accostano al nostro caso:

  • Spersonalizzazione della vittima, viene lasciato con il volto nascosto nella sabbia della battigia.

  • Conversazione con la vittima scarsa o nulla, su questo elemento abbiamo delle ipotesi, visto che sono state rinvenute delle caramelle nel tragitto dal luogo della scomparsa alla spiaggia, segno che l’interazione è avvenuta. Si tratta tuttavia di un dialogo con un bambino di tre anni, un soggetto debole con il quale anche un killer con scarsa autostima può avere.

  • Cadavere lasciato in vista nel luogo del delitto, Daniele viene rinvenuto supino con tutta probabilità è stato abbandonato dal suo aggressore nella stessa posizione in cui è avvenuta la violenza, gli ha soltanto alzato i pantaloncini.

  • Violenza improvvisa, sicuramente il rapimento del bambino non è un atto premeditato, questo perché la famiglia è pronta per tornare a casa e anzi, il viaggio è stato rimandato dalla mattina al primo pomeriggio. L’assassino ha colto l’opportunità vedendo Daniele giocare da solo nel giardinetto di casa. Questo non esclude che il killer abbia conosciuto Daniele, è possibile che il soggetto avesse delle fantasie nei riguardi del bambino e che le abbia messe in atto sfruttando l’opportunità che si è venuta a creare.

  • Violenza prima dell’uccisione, questo è il suo scopo e lo ha raggiunto nel più breve tempo possibile, infatti nel giro di poco più di un’ora, il corpo di Daniele viene ritrovato. Questo elemento farebbe riferimento ad un soggetto “organizzato”, perché si presume che la vittima sia stata portata lontano da luoghi frequentati, invece in questo caso è tutto il contrario. Daniele viene portato in spiaggia, d’estate, in un orario intorno alle 15, luogo in cui sicuramente ci sono molte persone.

  • Assenza di autocontrollo al momento del crimine, forse uccide volontariamente Daniele schiacciandogli il volto sulla sabbia, oppure lo uccide involontariamente (disinteressandosi completamente della vittima) nel momento dell’abuso.

  • Vittima sconosciuta, abbiamo detto precedentemente che non possiamo escludere che l’assassino conoscesse Daniele, ma è anche vero il contrario. E’ possibile che l’opportunità di rapire Daniele per dar sfogo alle sue fantasie sia dovuta alla sua conoscenza con la vittima, ma anche soltanto al fatto che si trattasse di un bambino solo. Quindi la scelta sarebbe avvenuta per <<tipo>>.

Il profilo individuato indica una persona “disorganizzata”, di conseguenza utilizzando le parole di Francesco Bruno proviamo a dedurre altri dati investigativi importanti sull’assassino, che abbiano lo scopo di restringere il campo della ricerca:

    • Abita in una zona vicino a dove è avvenuto il delitto, se non abita nella zona ha parenti o luoghi di interesse, comunque la conosce bene da sentirsi sicuro.

    • E’ possibile che abbia conosciuto Daniele Gravili, può aver passato un po’ di tempo con lui di fronte ai genitori, può essere un soggetto che si è dimostrato interessato al bambino, è anche possibile, per la sua natura scarsamente sociale, che si sia tenuto sempre alla larga dalla vittima, ma che la tenesse d’occhio a distanza.

    • Ha un lavoro dipendente, poco qualificato, è possibile che abbia numerosi problemi sul luogo di lavoro, assenteismo, testa fra le nuvole, inaffidabilità, ecc. Potrebbe essere disoccupato

    • La sua infanzia non è stata felice, ha avuto genitori autoritari, è possibile abbia subito abusi durante l’infanzia.

    • Scarsa intelligenza, possibile soggetto oligofrenico e con altri problemi psichiatrici:

    • Ritardo mentale: In tale disturbo sono incluse tutte le condizioni di riduzione delle capacità cognitive

    • Parafilie: Socialmente immaturo, una delle caratteristiche del disturbo parafiliaco della pedofilia, il soggetto malato solitamente è un individuo impotente e debole, che cerca il bambino, perché crea meno ansie dei partner adulti e pone meno resistenze.

    • Nell’ambito della pedofilia occorre citare lo studio del famoso agente dell’F.B.I. John Douglas (Douglas, John E., Mark Olshaker. Journey into Darkness. New York: Scribner. 1997) , che individua una categoria di pedofili-killer disorganizzati, elencandone alcune caratteristiche:

      Intelligenza inferiore e ancora più inadeguati sessualmente, non progettano il delitto e capita che uccidano inavvertitamente usando troppa forza. Socialmente inadeguati, tendono a scegliere una vittima che conoscono e preferiscono ucciderla nei pressi di casa. Avvolte hanno rapporti sessuali con la vittima solo dopo che è morta (pedofilia necrofila). Se si trovano in campo aperto abbandonano il corpo sul luogo dove è stato commesso il delitto, o dove capita; talvolta scavano una fossa poco profonda in cui seppelliscono il corpo, altre volte si limitano coprirlo alla meglio, con fogliame e arbusti.

      (Paolo De Pasquali. Serial killer in Italia. Milano: FrancoAngeli 2001)

    • Psicosi: paranoia, delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà. Disturbo bipolare ("psicosi maniaco-depressiva"), sindromi di interesse psichiatrico sostanzialmente caratterizzate da un'alternanza fra le due condizioni contro-polari dell'attività psichica, il suo eccitamento (la cosiddetta mania) e al rovescio la sua inibizione, ovvero la "depressione", unita a nevrosi o a disturbi del pensiero.
      Schizzofrenia, persistenza di sintomi di alterazione delle funzioni cognitive e percettive, del comportamento e dell'affettività, con un decorso superiore ai sei mesi, e con forte disadattamento della persona ovvero una gravità tale da limitare o compromettere le normali attività di vita.

E’ particolarmente interessante la diagnosi di psicosi fatta dal Prof. Francesco Bruno, perché individua un soggetto che è molto particolare e, unitamente ad altre caratteristiche che abbiamo elencato, sembrerebbe di facile individuazione. Insomma è un soggetto che, date le sue caratteristiche, dovrebbe essere ben conosciuto dalle persone che abitano nella zona.

Le indagini negli anni seguenti

Dopo le fasi inziali l’indagine ufficiale si arrena definitivamente, in un disperato gesto di dare un nome al colpevole, vengono prelevati campioni di Dna a tutte le persone presenti sulla spiaggia quel giorno, ben 19 persone vengono sottoposti agli esami, ma tutti i profili genetici non sono compatibili con quello dell’assassino. Tre anni dopo il caso finirà in archivio.

Le segnalazioni importanti che si sono verificate successivamente negli anni, sono due:

A due anni precisi dal delitto, un giorno d’agosto alla redazione di un quotidiano di Lecce, giunge una lettera anonima composta con ritagli di giornale. Chi sta scrivendo dice di essere un testimone diretto del delitto di Daniele Gravili e dice:

“Ho visto l'uomo che uccise il piccolo Daniele e ho solo un grande rimorso di coscienza.”

La segnalazione purtroppo non ha alcun seguito, però risulta interessante perché si inserirebbe in quel quadro di omertà che ha frenato le indagini, omertà di cui si lamenta il sostituto Procuratore Motta e i genitori di Daniele nel loro appello.

Nel 2010 il programma televisivo “Chi l’ha visto?” si occupa del caso ricostruendo le indagini dell’epoca. In questa occasione spunta la testimonianza di una giovane ragazza di 26 anni che al tempo del delitto ne ha 8 e si trova sulla spiaggia di Torre Chianca, il giorno della scomparsa di Daniele. Questa testimone dichiara di aver notato una macchina bianca sfrecciare a forte velocità verso l’uscita di quel tratto di strada chiusa, che conduce alla spiaggia. Un fatto anomalo – si legge dalla nota riportata sul sito – dal momento che tutti percorrono lentamente qualla via, proprio perché frequentata da tanti bambini.

Anche in quest’ultimo caso la segnalazione non porta a niente di fatto e la Procura dichiara di non avere elementi per riaprire l’indagine.

Esiste il mostro di Lecce?

Sicuramente qualcuno si è macchiato di questo grave delitto ai danni di un bambino, ma è prematuro ipotizzare l’atto di un serial killer.
Per prima cosa da un singolo delitto non si può ipotizzare una serialità, l’unica vittima del “mostro di Lecce” risulta essere Daniele Gravili, di conseguenza perde automaticamente l’appellativo di serial killer.

Tuttavia, le caratteristiche e le modalità del delitto ricordano molto soggetti che nel tempo hanno avuto un’evoluzione criminale uccidendo in serie. E’ altamente probabile che il soggetto che ha ucciso Daniele sia associabile ai così detti “Serial killer potenziali”.

Il mostro di Lecce serial killer potenziale?

Sono definiti serial killer potenziali quei soggetti che presentano tutte le caratteristiche psicodinamiche e biografiche dei serial killer, ma che hanno ucciso una sola persona o che non hanno ancora compiuto nessun omicidio, pur avendo messo in atto comportamenti tipici del serial killer.

Molti serial killer iniziano la loro carriera criminale macchiandosi di numerosi reati, prima di giungere all’omicidio, tra i più frequenti ci sono la violenza carnale, le lesioni gravi, il tentato omicidio. In alcuni casi i soggetti finiscono in galera prima di giungere al loro primo delitto, in altre situazioni vengono fermati da eventi esterni che ne interrompono la serialità prima che il soggetto commetta il suo secondo delitto.

Le caratteristiche del serial killer potenziale vengono illustrate dal professor Paolo De Pasquali:

    • Tipologia delle vittime, soggetti più deboli (donne, anziani, bambini);

    • Reati di tipo sessuale;

    • Modalità esecuzione: violenza sadica esercitata con le proprie mani o con coltelli, fruste ecc. no utilizzo di armi da fuoco;

    • Contatto di tipo <<corpo a corpo>> con la vittima

    • Furto o sottrazione di oggetti dopo l’aggressione

    • Comportamento di tipo disorganizzato

    • Interruzione della serie per reati per eventi avvenuti al di fuori della volontà dell’aggressore;

    • Attività lavorativa di basso livello;

Come è facile notare, molte caratteristiche sono in comune con il potenziale assassino di Daniele Gravili individuato dal profilo.

Con molta probabilità il nostro soggetto è stato interrotto prima che diventasse un serial killer pedofilo e che colpisse nuovamente. E’ impossibile sapere che cosa l’ha costretto a fermarsi, ma possiamo avanzare delle ipotesi:

- Carcere per reati simili, essendo reati sessuali che hanno come vittime minorenni non sarebbe certamente passato inosservato chi compie simili atti nella zona di Lecce, di conseguenza con l’esame del Dnasi sarebbe facilmente scoperto il collegamento.

- Carcere per altri reati, è già più probabile, ma anche in questo caso il rischio dell’esame del Dna poteva individuare il collegamento.

- Detenzione in Ospedale psichiatrico, viste le caratteristiche psichiatriche che lo individuano come soggetto portatore di psicosi e parafilie, è possibile che sia stato internato a lungo tempo per cure;

- Si sia spostato a seguito del delitto e che abbia continuato in altri luoghi;

- Alcuni parenti (genitori), si sono accorti che qualcosa non andava e il risalto mediatico sulla vicenda ha fatto si che si rendessero conto che il loro familiare ha ucciso Daniele Gravili. Invece di denunciarlo e farlo aiutare, decidono di nascondere il colpevole alla giustizia, tenendolo sotto controllo, facendolo ricoverare o utilizzando qualsiasi precauzione perché l’evento non si ripeta.

Quest’ultima ipotesi, è forse quella che si percepisce più vicina alla realtà se si osservano attentamente come si sono svolte le indagini. Non sono certo mancati gli appelli per cercare testimoni, si ha come la sicurezza che le Forze dell’Ordine stiano cercando qualcuno che sicuramente sa e che sicuramente ha visto. Questa persona però non è mai stata trovata, forse è il responsabile della lettera anonima arrivata ad un quotidiano di Lecce. In quella lettera e nelle parole del sostituto Procuratore, si legge la possibilità, ma quasi la certezza, che qualcuno stia coprendo l’assassino del piccolo Daniele.


Una scomparsa simile a quella di Daniele Gravili

E’ la sera del 21 giugno 1977, Racale un popoloso centro del basso Salento, a circa 75 chilometri da Torre Chianca. Mauro Romano, un bambino di sei anni, gioca a nascondino con i suoi amichetti. I suoi genitori, Testimoni di Geova, sono a Poggiomarino, un piccolo centro in provincia di Napoli, per il funerale di un parente, Mauro è rimasto con i nonni. Mentre gioca, Mauro scompare nel nulla. Partono subito le ricerche, condotte dai Carabinieri di Casarano, che arrivano ad un trullo in località Castelforte dove viene rinvenuto un batuffolo, probabilmente servito per narcotizzare Mauro. Una brutta storia, una storia non chiara per i moventi, forse ricatti fatti alla famiglia, qualcuno dice che forse l’autore è uno dei fratelli di fede. Altri tirano in ballo la Sacra Corona Unita, qualcuno forse ha visto Mauro a bordo di una vespa, portato via da un uomo, un uomo che rimarrà senza volto. La scomparsa di Mauro provoca forte emozione nella comunità racalina, ed ancora a molti anni di distanza se ne serba il ricordo, anche perché ogni tanto avviene un fatto che ne riporta alla ribalta il caso, come la richiesta di archiviazione da parte della procura cui si è opposto il legale della famiglia di Mauro, e che ha portato alla riapertura del caso nel maggio del 2010. Ma Mauro non sarà mai più ritrovato, forse i suoi resti riposano in uno dei tanti pozzi fra le campagne assolate del Salento. Una storia di ricatti, di estorsioni, o forse qualcosa di peggio, come un maniaco omicida che dopo il fatto continua la sua vita nella normalità quotidiana, un serial killer.

In conclusione

Anche se il termine serial killer va un po’ stretto nell’occasione, siamo d’accordo con la ricerca dell’Osservatorio di Roma, il delitto Gravili è stato perpetrato da un soggetto che ha tutte le potenzialità per essere un serial killer, di conseguenza la definizione di “Mostro di Lecce” non è lontana dalla realtà.